Verso il domani carichi di memoria

Apriamo questo Speciale dedicato all’innovazione con un articolo che, a prima vista, potrebbe sembrare lontano dal cuore pulsante della tecnologia contemporanea.
E invece è attualissimo.
Si tratta di un testo del 2014 firmato da Umberto Eco, nel quale il semiologo e scrittore si rivolge idealmente al nipote per invitarlo a imparare le poesie a memoria.
Non solo quelle, aggiunge, ma anche i numeri, i concetti, insomma più in generale tutto quello che fa parte della conoscenza.
Perché – scrive Eco – «Internet non può sostituirsi alla memoria, né il computer al cervello».
Un ammonimento che oggi, nel pieno dell’irruzione dell’intelligenza artificiale generativa nelle nostre vite, risuona con una lucidità preveggente.

In un’epoca in cui l’Ia sembra in grado di rispondere a ogni domanda, produrre testi, immagini, decisioni e persino emozioni simulate, Eco ci ricorda che senza l’intelligenza umana, senza cultura, senza la lentezza dello studio e della riflessione, ogni progresso rischia di diventare sterile.
L’innovazione deve essere uno strumento al servizio dell’uomo, non un fine che lo soppianta.
Questo è anche il messaggio che ci accompagna in ogni pagina di questo Speciale: un’esplorazione critica, curiosa, libera su come l’innovazione stia cambiando – e debba cambiare – il nostro mondo.

Parliamo di privacy, tema cardine in un mondo in cui i dati sono il nuovo petrolio.
Chi tutela i nostri diritti nell’era degli algoritmi?
Come possono i cittadini difendersi, ma soprattutto consapevolizzarsi, in una realtà dove ogni clic è tracciato?

Entriamo poi nel cuore pulsante della finanza del futuro: l’introduzione dell’Ia e la tokenizzazione stanno trasformando le banche, la circolazione del denaro e perfino il concetto stesso di proprietà e valore.
È un cambiamento profondo, che ci obbliga a ripensare il ruolo degli istituti finanziari, dei regolatori e dei consumatori.

Ma l’innovazione è anche e soprattutto culturale e organizzativa.
Alcune aziende oggi scelgono di rinunciare ai vertici tradizionali, adottando modelli orizzontali, distribuiti, in cui la leadership si diffonde tra le persone.
Un’utopia? No: una nuova idea di efficienza e responsabilità condivisa, che affonda le radici nell’innovazione sociale prima ancora che tecnologica.

Dedichiamo ampio spazio anche alla longevity, il nuovo paradigma che guarda all’invecchiamento non più come un declino inesorabile ma come una fase in cui restare in salute, attivi e produttivi.
Grazie a ricerca, nutrizione, tecnologia e nuovi stili di vita, vivere a lungo – e bene – è diventato un obiettivo condiviso da scienziati e società.

A cura di Emilio Carelli