

In un’epoca che vive di trasformazioni rapide e profonde l’innovazione, per essere autentica, deve nascere da una visione che sappia proiettarsi oltre l’immediatezza del presente.
E’ l’approccio che caratterizza Q8, che ha scelto di supportare le “7 idee per cambiare l’Italia” per valorizzare i cambiamenti in atto nel Paese. L’Espresso ha incontrato Fortunato Costantino, Direttore Risorse Umane, Legal & Corporate Affairs presso Q8 Italia, che ha condiviso la sua visione di un modello di sviluppo in cui imprese e comunità crescono insieme, generando un impatto misurabile e duraturo sul benessere collettivo.
Perché Q8 ha scelto di sostenere un progetto come "7 idee per cambiare l’Italia"?
Sosteniamo questo progetto perché crediamo che ogni grande trasformazione nasca da una visione audace, capace di vedere oltre il presente, e da un atto di coraggio capace di dare corpo a ciò che ancora non esiste. In un mondo in continua evoluzione, la capacità di prevedere il futuro e di plasmare il cambiamento è essenziale. Viviamo in un tempo in cui ogni settore, dalla tecnologia all’ambiente, all’economia, è connesso in modo profondo e inestricabile. Le sfide che affrontiamo oggi, come il cambiamento climatico, la digitalizzazione e la disuguaglianza sociale, non sono più compartimenti separati e paralleli, ma fili intrecciati di unica dimensione della complessità fenomenica dei tempi moderni. È proprio questa interconnessione che rende necessario un nuovo approccio, in grado di affrontare le sfide globali attraverso soluzioni locali, concrete e sostenibili. In questo contesto, Q8 si sente non solo responsabile, ma anche privilegiata nell’avere l’opportunità di sostenere imprese che non si accontentano di cercare profitto, ma che sono in grado di generare valore reale, umano, sociale e ambientale. Le nuove generazioni di imprenditori, in particolare, rappresentano una risorsa fondamentale per il cambiamento, perché sono loro che, con la loro creatività e la loro visione, possono dare forma a un futuro che sia non solo economicamente prospero, ma anche più giusto, equo e sostenibile.
Qual è la filosofia che guida la strategia di sostenibilità e di ESG di Q8?
Per noi, la sostenibilità non è solo un obiettivo, ma una necessità intrinseca. La strategia di Q8 si fonda infatti sull’idea che ogni sistema, per sopravvivere e prosperare, deve evolvere mentre si perde quando resiste al cambiamento, Ecco perché stiamo puntando su tre direttrici fondamentali e complementari:Decarbonizzazione reale e autentica: non una riduzione simbolica delle emissioni carboniche, ma un cambiamento radicale nella nostra relazione con l’ambiente e il territorio che si traduce in una strategia mirata di efficientamento energetico basata sul bilanciamento delle fonti energetiche, integrando investimento in energie rinnovabili e carburanti alternativi, come i biofuels, con infrastrutture per la mobilità elettrica.Innovazione come ponte tra uso consapevole delle tecnologie e sostenibilità. Investiamo in soluzioni che non solo migliorano l'efficienza dei processi industriali e dell’organizzazione del lavoro, ma ampliano le capacità umane, rispettando sempre il nostro impatto sociale e quello sull'ambiente. Progetti di digitalizzazione avanzata, sistemi energetici intelligenti e soluzioni per la mobilità sostenibile vengono sviluppati con un principio etico per il quale la tecnologia deve ampliare le condizioni del benessere dei lavoratori e dei consumatori, non ridurlo a ingranaggio.ESG come scelta identitaria e la responsabilità sociale come imperativo etico. La sostenibilità per noi non è un’etichetta ma un impegno concreto nel rendere misurabile ciò che spesso è invisibile ovverosia trasparenza, impatto sociale, responsabilità verso le comunità. Q8 intende costruire valore sostenibile con una prospettiva di senso ampia, soprattutto umano. Perché solo integrando ambiente, economia e persona si può parlare di un’evoluzione completa e responsabile del modello energetico.
Qual è la sua idea per Cambiare l’Italia?
La mia proposta per cambiare l’Italia nasce da una convinzione semplice: la sostenibilità non dovrebbe essere vista come un progetto aggiuntivo, ma come una nuova grammatica per interpretare e costruire la nostra realtà. In tale senso, immagino un modello in cui le imprese non vengano valutate solo per ciò che producono, ma per ciò che generano in termini di valore circolare, impatto misurabile e benessere collettivo. In questa visione, come ho avuto modo di scrivere in alcuni miei contributi per riviste specializzate, sarebbe interessante sviluppare un "Indice di Valore Sostenibile" (IVS), un indicatore che vada oltre i tradizionali parametri economici e ambientali. Un indice che misuri la capacità delle imprese di rigenerare comunità e territori, di promuovere una cultura della responsabilità sociale e di creare innovazione che migliori concretamente la qualità della vita collettiva. Questo strumento, oltre a stimolare un cambiamento nel modo di fare impresa, potrebbe anche educare le comunità a un nuovo modello di sviluppo, dove la crescita non si misura solo in termini di profitto e ricchezza materiale, ma anche in termini di qualità del paradigma produttivo e di maturità del senso civico che lo accompagna. In fondo, questa è la vera rivoluzione possibile: un Paese che non rincorre il futuro, ma lo genera dall’interno, trasformando l’incertezza dei tempi moderni in concrete opportunità di cambiamento.