Transumanesimo L’identità aumentata

Il Transumanesimo è l’idea che più di ogni altra sta cambiando il paradigma mondiale. Nel 2004 il pensatore conservatore Francis Fukuyama lo definì «l’idea più pericolosa al mondo». Al contrario, io la considero l’idea che sta mutando il paradigma dominante della civiltà in maniera profonda.

Il nucleo della visione transumanista è superare i limiti della condizione umana per migliorare la qualità della vita. L’uomo è comparso sulla Terra circa 300mila anni fa, a seguito di una mutazione genetica. Per sopravvivere avremo bisogno di cambiare ancora, anche attraverso le tecnologie emergenti.

Il transumanesimo promuove il superamento dei limiti umani, non soltanto biologici, attraverso l’automazione e l’innovazione tecnologica. Un principio “evolutivo” che si basa sull’upgrade e si estende all’educazione dei bambini che, di fatto, consente di migliorare le loro condizioni di vita futura. Anche l’educazione è una forma di tecnologia. Imparare uno strumento musicale o usare uno smartphone sono processi di upgrade culturale e cognitivo. Genetica e digitalizzazione ne sono parte integrante, incutono timore ma potrebbero invece essere intese come opportunità evolutive.

Dal punto di vista filosofico, poi, i transumanisti non condividono una visione dualistica dell’essere umano, rifiutando la tradizionale separazione tra corpo e anima, laddove quest’ultima è la scintilla divina. Emerge invece una comprensione naturalistica e psicofisiologica: l’anima è parte integrante del corpo.

Dal punto di vista intellettuale, culturale e filosofico, il transumanesimo non è un monolite, è in continua evoluzione e nel nuovo secolo ha già attraversato tre fasi. L’articolo di Fukuyama su Foreign Policy, nel 2004, ha avviato un dibattito intellettuale di ampia portata. Con il romanzo “Inferno” di Dan Brown, nel 2013, il concetto è stato reso a livello globale. Nel 2024, Elon Musk ha fondato l’America Pac per sostenere Donald Trump, un’iniziativa appoggiata da miliardari, venture capitalist e aziende come Palantir, rafforzando l’interconnessione tra transumanesimo, potere economico e politica. Il transumanesimo classico, sostenuto da Musk, domina economicamente, politicamente e nei media.

L’amministrazione Trump vede convivere posizioni contrapposte: Peter Thiel ed Elon Musk sostengono attivamente il transumanesimo. Thiel ha finanziato J.D. Vance, oggi vicepresidente Usa, e ha contribuito alla sua connessione con Trump. Musk si concentra sui rischi esistenziali, Thiel sull’estensione della vita sana. La corrente anti-transumanista, invece, è guidata dall’ex capo stratega di Trump Steve Bannon che considera il transumanesimo pericoloso, associandolo a un progetto elitario e disumanizzante.

Esiste poi una coalizione internazionale anti-transumanista, pro-tradizionalista e anti-moderna fra Stati Uniti (Bannon), Russia (Dugin) e Brasile (Olavo de Carvalho). In Russia Alexander Dugin e il patriarca ortodosso Kirill I hanno definito il transumanesimo un’«idea del diavolo», collegandolo al liberalismo, al pluralismo, ai diritti Lgbt e ad altri aspetti della modernità percepiti come minacce all’ordine tradizionale dell’ortodossia russa.

Uno degli obiettivi più evidenti del Transumanesimo è quello di aggiungere vita agli anni, e in quest’ottica l’invecchiamento viene quasi inteso come una “malattia da curare”. Estendere la durata della vita sana è quindi una priorità, come dimostra l’impegno di Vitalik Buterin – fondatore della criptovaluta Ethereum – che nel 2023 ha creato Zuzala, una “città pop-up” in Montenegro, che ha poi ispirato Vitalia, la “città per la longevità” nata nella zona economica speciale di Próspera in Honduras. Qui è stato ospitato Aubrey de Grey, teorico dell’invecchiamento inteso come malattia. Buterin è anche attivo a Chiang Mai (Thailandia), che è il centro per l’innovazione biotecnologica e l’anti-aging.

Il cuore del transumanesimo pulsa anche attraverso le tecnologie genetiche, cibernetiche e digitali. Emblematico il caso dello scienziato cinese – poi incarcerato – che con l’editing genetico ha modificato il Dna di due gemelle, rendendolo Hiv resistente, alimentando il dibattito etico sulla possibilità di intervenire geneticamente sull’essere umano. Negli Stati Uniti il cibo geneticamente modificato è accettato, ma resta il tabù relativo all’uomo. L’ingegneria genetica potrebbe essere uno strumento preventivo, al pari dei vaccini, che non curano ma evitano le malattie, prolungando la vita in salute.

Conoscere i limiti umani è il primo passo per superarli, ma l’umanità teme il cambiamento. Il transumanesimo mira non solo a prolungare la vita (life span), ma anche a mantenerla sana (health span). Grandi investitori come Jeff Bezos e Buterin sostengono la ricerca anti-aging. La gerontologia transumanista considera malattie come cancro, Alzheimer e Parkinson evitabili.

Un altro aspetto fondamentale riguarda l’interfaccia “corpo-macchina” che è ormai una realtà. Un impianto cocleare richiede uno smartphone per regolarne le funzioni: toglierlo significherebbe mutilare chi lo porta. Il corpo biologico è costituito da più cellule non umane che umane. Come spiego nel mio libro “Siamo sempre stati cyborg”, una mutazione genetica ci ha resi capaci di sviluppare il linguaggio: un primo upgrade evolutivo. Oggi questi “aggiornamenti” sono tecnologicamente guidati. Musk, con Neuralink, vuole collegare il cervello umano all’IA. La sua versione della teoria della simulazione suggerisce che probabilmente viviamo già in una realtà virtuale. Martine Rothblatt, transumanista transgender e Ceo di United Therapeutics, ha creato un robot con la personalità della propria moglie e una fattoria di maiali geneticamente modificati, da cui proviene il primo cuore trapiantato in un uomo che è sopravvissuto oltre due mesi.

Nell’ottica transumanista anche la genetica potrebbe essere utilizzata allo scopo della “longevità felice”. Ad esempio per integrare nel nostro Dna i tratti della balena della Groenlandia, che può vivere più di 200 anni, o dell’axolotl, una salamandra messicana capace di rigenerarsi. Questo è uno scenario che ancora spaventa i più. Ma resta il fatto che nella neurotecnologia già si lavora per mappare la relazione tra impulsi biologici e segnali digitali, e i dati raccolti da impianti e chip impiantati sono fondamentali. Le smart cities del futuro richiederanno esseri umani potenziati. La Tufts University ha già sviluppato un chip dentale in grado di monitorare la dieta. Il Mit ha creato tatuaggi viventi utilizzando batteri geneticamente modificati che cambiano colore in base allo stato di salute. Google ha progettato lenti a contatto che misurano il glucosio nel sangue. Tutto ciò si inserisce nel paradigma della manutenzione predittiva del corpo umano, esattamente come avviene per gli aerei, dove i guasti vengono individuati mesi prima di manifestarsi. I farmaci antipertensivi sono solo un primo passo in questa direzione.

Dobbiamo infine accettare il fatto che “non resteremo come siamo”. Il rischio di estinzione esiste e l’adattamento è essenziale. Genetica, cibernetica e digitalizzazione consentono di passare dalla selezione naturale alla selezione consapevole. È un’opportunità unica nella storia dell’umanità. Duecento anni fa, oltre il 90 per cento della popolazione mondiale viveva in povertà assoluta. Oggi quella percentuale è scesa al 10 per cento. Il primo iPhone è stato lanciato nel 2007 ed è ormai parte integrante della nostra identità cognitiva. ChatGpt è stato presentato al pubblico nel 2022. Il progetto Neuralink di Musk, Blindsight, ha permesso alle scimmie di usare interfacce cervello-computer nel 2024. È un segno degli obiettivi già raggiunti e di quelli ancora da raggiungere.

A cura di Stefan Lorenz Sorgner