Sette idee per cambiare l’Italia

Nel silenzio polveroso dell’archivio, tra le pagine sottili ingiallite dal tempo, un algoritmo legge. Scannerizza, segmenta, indicizza. E tra quelle righe, risuona una voce che oggi ci parla con una chiarezza sconcertante. Correva l’anno 1966. Nelle sale usciva “Fahrenheit 451” di Truffaut e alla radio spopolava “C’era un ragazzo” di Gianni Morandi. L’Italia però piangeva i suoi disastri idrogeologici e Antonio Cederna, dalle colonne de L’Espresso, scriveva parole che oggi suonano profetiche. Parlava di “conservazione della natura” quando l’ambiente non era ancora un tema. Denunciava lo sterminio degli alberi, l’indifferenza dello Stato per i parchi, l’inesistenza di una cultura ecologica nelle università italiane. “In realtà, la conservazione della natura noi non sappiamo nemmeno cosa sia”, scriveva. Era il 20 novembre del ‘66. L’Italia era già in ritardo. Ventitré anni dopo, nel pieno dell’estate del 1989, un’altra copertina scuoteva le coscienze. “La Terra brucia” titolava L’Espresso. L’inchiesta firmata da Carlo Gallucci parlava di effetto serra, ghiacciai in scioglimento, piogge torrenziali e cicloni tropicali, dando voce agli allarmi degli scienziati di mezzo mondo. James Hansen, climatologo della NASA, ammoniva: «Il peggio deve ancora arrivare». Era tutto già scritto.

Eppure, solo qualche anno più tardi, un altro termine iniziava a farsi largo nel lessico pubblico. Sostenibilità. Un concetto apparentemente rassicurante, eppure sfuggente. Già la Crusca ricordava che “sostenere” può significare due cose molto diverse: supportare o sopportare. Una bella differenza. Il Rapporto Brundtland del 1987 la definiva come “la capacità di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere quelli delle generazioni future”. Ma a chiarire davvero il senso del termine fu un’immagine musicale. In inglese, sustain è il pedale del pianoforte che prolunga il suono dopo che il tasto è stato lasciato. È ciò che fa vibrare il presente dentro il futuro, come un’eco che non si spegne.

Ed è proprio da qui che ripartiamo. Dal suono lungo della nostra storia. Dal gesto antico del denunciare e da quello nuovo dell’agire. Perché oggi, a settant’anni dalla nascita del nostro giornale, la memoria, da sola, non basta più. Serve trasformarla in movimento. Nasce così “Sette Idee per cambiare l’Italia”, il progetto editoriale e culturale che chiama a raccolta le energie disperse, le intelligenze invisibili, le visioni inascoltate. Una call for ideas nazionale, realizzata in partnership con Q8 Italia, per dare forma a soluzioni imprenditoriali, tecnologiche e sociali capaci di generare impatto concreto sul Paese. Per candidarsi, basta accedere alla piattaforma – sostenibilita.lespresso.it – e proporre un’idea. Possono farlo startup in fase embrionale o già operative, centri di ricerca, università, enti del terzo settore, imprese consolidate e gruppi informali. Perché l’innovazione vera nasce ovunque: nei coworking e nei laboratori, ma anche nei garage, nei bar, nelle cucine di casa. Le idee, però, hanno bisogno di struttura, metodo, tempo. Per questo il progetto si avvale della collaborazione di Startup Geeks, il più grande incubatore e pre-acceleratore online italiano. Una fucina che ha dato forma a oltre mille progetti imprenditoriali e supportato più di duemila innovatori. Saranno loro a guidare le idee selezionate in un percorso di crescita e validazione, aiutandole a trasformarsi in soluzioni scalabili e sostenibili. Accanto a loro, Talent Garden, tra le principali piattaforme europee per l’innovazione e la formazione digitale, metterà in campo la sua rete internazionale di esperti e i suoi spazi fisici per facilitare connessioni, scambi, contaminazioni.

A sostenere il progetto ci sono anche partner industriali che fanno dell’innovazione la propria quotidianità. Renco, che progetta e realizza infrastrutture complesse in tutto il mondo, portando con sé una cultura ingegneristica fondata sull’etica del fare e della sostenibilità. Grimaldi Lines, che sta trasformando la logistica navale con una flotta ibrida a basse emissioni, capace di ridurre l’impatto ambientale del trasporto marittimo su scala globale. LMDV Capital, fondo che investe nel potenziale trasformativo delle startup, scommettendo su tecnologie di frontiera, agricoltura rigenerativa, energia pulita e innovazioni capaci di rispondere alle grandi sfide ambientali e sociali. Non sono semplici sponsor, ma alleati nella costruzione di un futuro condiviso. Perché senza impresa l’innovazione resta intenzione, e senza immaginazione anche l’impresa smarrisce la direzione.

Il prossimo 4 dicembre, nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, grazie al patrocinio di Roma Capitale, le sette idee finaliste verranno presentate in un evento aperto al pubblico e alle istituzioni. Una giornata di confronto e ispirazione, tra keynote, tavole rotonde e testimonianze, in cui L’Espresso si conferma non solo testimone del cambiamento, ma parte attiva nel produrlo. Tutti i canali della testata – dal sito al settimanale, dai social alle newsletter – saranno messi a disposizione per raccontare il viaggio delle idee selezionate, amplificarne la visibilità, accompagnarle nel dialogo con l’opinione pubblica e gli stakeholder più influenti.

Scriveva Marguerite Yourcenar: «Costruire il futuro è una cosa che si fa col passato, con la memoria di quello che si è stati e con l’immaginazione di ciò che si può diventare». È questo, in fondo, “Sette Idee per cambiare l’Italia”. Memoria che si fa progetto, e progetto che si fa Paese.