Metamorfosi di un sistema

Il capitalismo chissà che fine ha fatto, ha cambiato pelle e sberluccica di token. Potrebbe però essere già morto, ma forse non l’ha ancora capito. Mentre noi continuiamo nel vecchio esercizio dell’educazione finanziaria classica – fatta di investimenti bancari e fideiussioni – c’è il nuovo che avanza sotto forma di tokenizzazione. Le criptovalute, da fenomeno marginale e underground dei primi anni, sono diventate strumenti strategici nei piani geopolitici e finanziari sui mercati e nelle strategie dei leader internazionali, ridefinendo le regole del potere.

Assistiamo a nuovi scenari finanziari che fanno letteralmente la fortuna di quanti hanno maturato le competenze giuste per governare il processo, ma che devono essere ancora integrati nel sistema economico globale di massa. Anche se manca davvero molto poco a che la tokenizzazione inizi a interessare asset non più solo finanziari. Lo scenario d’interesse comincia già a connotarsi anche con sfumature ideologiche e strutturali.

A livello globale assistiamo a casi estremi, come quello di Donald Trump che già nel corso della campagna elettorale aveva lanciato una nuova criptovaluta, che già dal nome è tutto un programma: Trump Coin. Non è solo marketing, ma è il segnale del fatto che la finanza decentralizzata sia entrata ufficialmente nelle dinamiche economiche del Paese, diventando parte del linguaggio identitario della nuova élite finanziaria, ma non solo.

Guardando a quello che accade nel resto del mondo, vediamo che in El Salvador il presidente Nayib Bukele ha reso Bitcoin moneta legale, proponendosi come paladino della modernità. Coincidenza o strategia? Il filo conduttore è chiaro: la blockchain è ormai uno strumento (anche) politico.

Il Bitcoin aveva fatto i primi passi, anni fa, presentandosi come strumento di sfida radicale al sistema bancario, ma oggi riesce a spiegare meglio la sua vera e nuova funzione, e si propone a sorpresa come l’erede più scaltro ed evoluto della “vecchia” finanza. L’approvazione dei primi Etf spot negli Stati Uniti ha rappresentato un cambio di paradigma. In pochi mesi, la criptovaluta ha raggiunto vette storiche – oltre 122mila dollari – e una capitalizzazione prossima ai 2.400 miliardi. Il tutto accompagnato da un’inaspettata diminuzione della volatilità. Bitcoin non è più un gioco da ragazzi o un sogno libertario: è diventato un asset per investitori istituzionali, pensioni e assicurazioni. Anche la narrativa di riferimento sta mutando: da “oro digitale” a “bene rifugio”, fino a pilastro della nuova economia digitale. La corsa parallela con l’argento, e prima ancora con l’oro, suggerisce una simmetria simbolica e reale tra vecchi e nuovi strumenti di conservazione del valore.

In questo scenario in cui si stagliano i nuovi sistemi dominanti, che fine avrà mai fatto il Capitalismo? Guardandoci intorno ci accorgiamo che potrebbe essere stato soppiantato da un nuovo sistema in cui le grandi piattaforme come Amazon, Apple e Google hanno concentrato i mercati con una nuova chiave di sviluppo: non producono valore ma lo controllano. In questo scenario rientrano anche le piattaforme come Binance o Coinbase che intermediano direttamente la fiducia e la moneta.

Il cambiamento in atto potrebbe essere paragonato a una mutazione genetica del mondo finanziario: la finanza decentralizzata (deFi) su Bitcoin. Quello che veniva classificato come “ecosistema sperimentale” oggi si connota con i tratti di un’industria in piena espansione. Il valore totale bloccato nei protocolli nativi di Bitcoin è aumentato di venti volte dall’inizio del 2024, toccando i 6,36 miliardi di dollari. Prestiti, stablecoin e Dex (exchange decentralizzati) stanno ridefinendo Bitcoin da riserva passiva ad asset produttivo.

L’economia globale è quindi in una fase evolutiva, e il capitalismo mutante che ne consegue non sarà una “distorsione passeggera” ma sembra piuttosto l’espressione finale di un nuovo modello economico globale. Sganciandosi dagli elementi storici che l’hanno sempre contraddistinto – pensiamo a lavoro, produttività e redistribuzione del profitto – quello che resta del capitalismo ora poggia su nuove strutture portanti che sono algoritmi, token, piattaforme, strumenti finanziari tecnologici.

Anche gli scenari produttivi cambiano forma: dai data center alle Dao (organizzazioni autonome decentralizzate) fino ai protocolli blockchain. La trasformazione tecnologica del mondo finanziario è la summa del capitalismo mutante, che segna la crisi di un vecchio modello ma anche, e allo stesso tempo, l’inizio di una nuova era. Le criptovalute, nel loro intreccio con la politica, la finanza e la tecnologia, sono il laboratorio in cui si sta scrivendo il codice della ricchezza di domani. Che si costruirà sugli asset, perché blockchain e token fanno rima con finanza.

A cura di Mariapia Ebreo