Lento e naturale È il turismo gentile

Il turismo è il petrolio d’Italia”. Uno slogan sbandierato per decenni che, col senno di poi, ha prosciugato paesaggi, territori, identità soprattutto nelle città d’arte oggi più che mai alle prese con il problema dell’overtourism. Ma, se il flusso incessante dei vacanzieri genera ricchezza, viene da chiedersi chi paga i costi economici, sociali e ambientali del “troppo turismo”.

Le strade da percorrere sono quelle della delocalizzazione e della destagionalizzazione, entrambe legate a una forma di turismo “lento” che punta su esperienze di viaggio autentiche alla scoperta del Bel Paese. Secondo i dati del Touring Club Italiano sono circa 3,6 milioni gli italiani che scelgono la via sostenibile contro i 4,8 milioni di francesi, i 5,6 milioni di tedeschi, i 7,1 milioni di abitanti del Regno Unito. «Per tutti questi mercati, l’Italia è il luogo prescelto con in testa il Trentino Alto Adige seguito da Toscana, Umbria e Sicilia», esordisce Dina Ravera, presidente Destination Italia Group, la prima glocal traveltech italiana quotata in Borsa e specializzata in incoming grazie a una rete di esperti locali con cui costruisce itinerari integrati nel territorio e a misura d’uomo. «I cammini stanno vivendo una stagione straordinaria, capace di generare valore in termini di guadagno ma anche culturale e ambientale: nella Penisola si contano un centinaio di percorsi per complessivi 30 mila chilometri e, lo scorso anno, il numero dei camminatori ha raggiunto quota 200 mila segnando un aumento del 6 per cento rispetto al 2023. Il turismo lento non consuma e costruisce legami profondi fra individui e paesaggio».

La destagionalizzazione sta premiando anche il comparto del charter nautico di casa nostra. Con previsioni decisamente rosee: il report fornito da Confindustria Nautica vede in aumento sia la vendita dei posti barca sia gli ormeggi in transito e gli operatori di categoria confidano in incrementi di fatturato in base alle prenotazioni ricevute. «La nostra flotta è composta esclusivamente da barche e catamarani a vela dislocati fra Sicilia, Sardegna, Costiera campana e Toscana», dice Iole Pizzi, responsabile marketing dell’azienda di famiglia, la Spartivento Group, attiva anche nel segmento della vendita di imbarcazioni. «La vacanza media dura una settimana con una spesa intorno ai 5 mila euro per una barca da 8 posti e i mesi più gettonati sono giugno e settembre. I clienti arrivano per un 60 per cento dall’estero e per il restante 40 per cento dall’Italia e, ultimamente, si contano parecchi ragazzi interessati a questo tipo di viaggio a contatto con la natura. In navigazione si sfrutta una risorsa come il vento che significa nessun ricorso al motore. Un dato per tutti: il peso relativo dell’intera nautica da diporto a livello mondiale sulle emissioni di CO2 ammonta allo 0,006 per cento».

Tornando alla terraferma, è interessante il lavoro di rigenerazione ambientale di strutture dismesse come è accaduto sul litorale domizio, in Campania: qui alcune ex cave di sabbia confiscate alla criminalità in una zona ricca di laghi artificiali ospitano il primo glamping del meridione. Le auto sono bandite e la pista ciclabile è realizzata con scaglie a luminescenza naturale. «NABI Resort&Glampling – il nome nasce dal connubio tra natura e bioarchitettura – è un progetto a terra e galleggiante realizzato da architetti paesaggisti, esposto alla Biennale di Venezia», spiega la direttrice Rossana Pellegrino. «Da un lato, l’ospite vive un’esperienza esclusiva a contatto con il territorio, dall’altro si valorizza una destinazione che diversamente sarebbe abbandonata e non vissuta».

Dal Sud al Nord, precisamente nel cuore della laguna veneziana, si distingue per le pratiche ambientali virtuose il JW Marriott Venice Resort&Spa, ricavato dall’architetto Matteo Thun in un ex sanatorio sull’Isola delle Rose. Qui tutto è all’insegna del “no allo spreco”: orto in casa e produzione di olio d’oliva, pescatori e fornitori del posto, educazione al riuso della clientela per quanto riguarda biancheria, eliminazione della plastica, distribuzione di prodotti a marchio WAMI – Water with A Mission che contribuiscono alla diffusione di risorse idriche individuando comunità prive di accesso all’acqua e realizzando impianti in loco.

Era invece una manifattura tabacchi del XIV secolo il nuovissimo Vista Ostuni, certificato LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) con tanto di postazioni per la ricarica di auto elettriche. L’edificio è immerso in un parco di 16 mila metri quadrati progettato dal paesaggista belga Erik Dhont, curatore di spazi pubblici e privati dalla Svizzera alla California.

L’educazione alla sostenibilità in vacanza passa anche attraverso le realtà che puntano sulle famiglie con bambini: il Falkensteiner Resort Capo Boi, incastonato nell’area marina protetta di Capo Carbonara in Sardegna, ha messo a punto il progetto Falky&Falkon per la salvaguardia dell’ambiente e della fauna locale. Caprette e asinelli compresi.

Fra i turisti che fanno girare l’economia green con una spesa media di 97,80 euro al giorno, e che si muovono in tutte le stagioni dell’anno, ci sono i camperisti. Secondo uno studio condotto da Ergo, spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il 72 per cento di chi sceglie la casa su ruote viaggia in Italia, visitando luoghi meno turistici e generando un impatto ambientale inferiore rispetto alle vacanze in auto e hotel. Risultato? Una riduzione del 30 per cento delle emissioni e del 27 per cento del consumo di acqua. «Lo scorso anno il ministero del Turismo ha stanziato 33 milioni di euro per la creazione e riqualificazione di aree sosta camper con l’obiettivo di attrarre un turismo di qualità«, sottolinea Gloria Oppici, brand manager di Fiere di Parma che organizza in collaborazione con APC, Associazione Produttori Caravan e Camper, il Salone del Camper dal 16 al 21 settembre prossimi. «Un comparto decisamente in crescita che registra il +9,5 per cento di immatricolazioni in Europa e il +19,20 per cento in Italia», conclude Oppici.

A cura di Antonia Matarrese