Lasciati ispirare. Le sette idee per cambiare l’italia sono il nuovo manifesto de l’espresso per ridisegnare i confini del futuro. Ne abbiamo parlato con alessio boceda di startup geek

Startup Geek è partner dell’iniziativa firmata L’Espresso e siamo con Alessio Boceda, co-founder dell'incubatore online più grande d'Italia, con oltre 1000 startup e +11 milioni di euro raccolti. A Bocceda abbiamo chiesto perché ha scelto di sostenere “Sette Idee per Cambiare l’Italia”. 

Partecipare all’iniziativa dell’Espresso ci è sembrata una scelta in linea con ciò che Startup Geeks vuole fare nell’ecosistema imprenditoriale italiano: valorizzare e supportare aziende meritevoli fatte da imprenditori nuovi, giovani o meno giovani. Siamo costantemente impegnati nell’affiancamento e supporto della fase di incubazione del  progetto imprenditoriale  e della successiva fase di crescita. 

Aiutare le idee a prendere forma. Ma qual è la reale forza delle startup italiane?

Servono competenze. L’Italia è una nazione fatta di piccole imprese, quindi il Dna imprenditoriale c’è, ma c’è stata sempre poca formazione imprenditoriale, si è sempre andati molto a istinto. Ma quando ci si trova ad agire in un contesto veloce, dinamico e digitale come quello attuale, il valore dell’istinto si perde un pò. Il contesto in cui operiamo non è più quello di 50 anni fa, quando l’istinto poteva bastare a fare la differenza per il successo di un’idea. 

Di cosa c’è bisogno oggi?

Il punto di partenza è nel supporto formativo e metodologico per fare in modo che chiunque – e qui per noi c’è un tema di accessibilità – possa acquisire competenze che gli consentano di testare l’idea a basso budget. SI deve poter sperimentare senza dover spendere 20.000 euro per sviluppare un’app che magari poi nessuno utilizzerà. Le metodologie ci sono.
C’è bisogno - nei nuovi imprenditori italiani - di un pizzico di umiltà che li renda aperti alla formazione. Fare impresa non è una passeggiata: come un architetto studia prima di costruire una casa, anche l’imprenditore deve formarsi. L’impresa è vista come una cosa creativa, ma è anche metodologica. Quindi il primo passo è formazione sulle metodologie di lancio e crescita di un’impresa innovativa.

Bisogna quindi che gli imprenditori siano capaci di stimare il valore dell’idea?
Qui entra in campo il tema dei capitali. Noi forniamo supporto nella creazione dei documenti richiesti dagli investitori: business plan, pitch, valutazione dell’azienda. Quello del “quanto vale la mia idea?” è un tema ancora sconosciuto per molti. E’ importante confrontarsi con metodologie finalizzate alla ricerca degli investitori per aumentare le probabilità di chiudere un round. Non necessariamente con venture capital, che entra più avanti rispetto alla fase che supportiamo noi: noi supportiamo da zero a 1 milione di euro di fatturato. Prima del venture capital ci sono le tre F: friends, family and fools. 

Chiudiamo con la tua idea per cambiare l’Italia.

Per me cambiare l’Italia parte dal cambiare gli italiani, per renderli il possibili soddisfatti di ciò che fanno. Le ricerche Gallup lo confermano: tante persone non sono soddisfatte del loro ruolo, sono rassegnate. E molti lavorano sulla propria idea di business la sera o nel weekend. Noi vogliamo trasmettere metodologie per fare in modo che chiunque, a budget praticamente zero, possa fare i primi passi da imprenditore senza il timore di bruciarsi il posto fisso o perdere sicurezze. Più gli italiani potranno esprimersi seguendo la logica imprenditoriale, più benessere trasferiremo all’Italia in termini di innovazione, occupazione e persone felici. E con “progetto” non intendo solo start up che raccolgono venture capital e valgono milioni. Possono essere anche piccoli progetti portati avanti da persone entusiaste di quello che fanno e felici della scelta che hanno preso.

A cura di Mariapia Ebreo