Imprese vulnerabili. Economia in pericolo

Le PMI italiane sono nel mirino. Tra burocrazia crescente, bandi complessi e scadenze sempre più serrate, le piccole e medie aziende si muovono ogni giorno su un terreno minato. Oggi non basta più tenere il passo con adempimenti e certificazioni, perché nuove fonti di minacce – dai dazi alle guerre ibride, dai cyber attacchi allo spionaggio industriale – si abbattono sul tessuto produttivo, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa delle imprese.

Le PMI, in particolare, sono diventate il bersaglio privilegiato: nei primi quattro mesi del 2025 sono stati rilevati 9.915 attacchi informatici, con un aumento del 26% rispetto all’anno precedente. Il dato più preoccupante è che il 52% non dispone ancora di un piano di sicurezza informatica. In questa direzione si muove la Direttiva europea NIS2 sulla cyber sicurezza, che punta a rafforzare la resilienza digitale delle PMI. L’obiettivo è costruire un ecosistema economico più sicuro e competitivo, in cui le imprese, soprattutto quelle attive in settori sensibili, siano pronte a prevenire e gestire le minacce informatiche. Perché quando un’azienda viene colpita, non perde solo dati, ma anche competitività, clienti e reputazione.

Il rischio è quello di smarrire un’importante ricchezza immateriale del Paese: brevetti, soluzioni tecniche, creatività, processi produttivi, relazioni industriali. Ma le minacce non si limitano al mondo digitale. Le PMI italiane, grazie alle competenze che sviluppano, sono esposte anche a interessi economici e geopolitici esterni. In quest’ottica, il Golden Power applicato ai settori strategici può diventare una leva per guidare gli investimenti, attivare nuove partnership pubblico-private e rilanciare l’intero sistema produttivo nazionale. Afferma­ndosi sia come strumento di protezione, sia come leva per rafforzare la competitività delle imprese italiane, stimolare l’attrazione di capitali esteri e promuovere un ecosistema industriale aperto e innovativo.

Affinché le imprese siano davvero in grado di affrontare le sfide digitali, serve però anche un’infrastruttura tecnologica adeguata. È qui che entrano in gioco i data center, fondamentali non solo per archiviare ed elaborare grandi quantità di dati, ma anche per velocizzare la burocrazia della Pubblica Amministrazione e attuare strategie di disaster recovery. Questa evoluzione si inserisce nel contesto della Digital Decade, un progetto dell’Unione Europea che punta entro il 2030 a digitalizzare il 100% dei servizi pubblici, garantire la connettività gigabit su tutto il territorio e dotare ogni azienda di accesso al cloud, big data e AI.

Parallelamente, il processo di modernizzazione delle PMI italiane continua a scontrarsi con un sistema burocratico e normativo complesso. I dati parlano chiaro: il 60% delle piccole realtà segnala difficoltà nell’interazione con la PA, mentre il 45% giudica eccessivamente complessi i processi per ottenere incentivi e agevolazioni fiscali. Una dinamica che rallenta l’innovazione e scoraggia gli investimenti. Non in ultimo, se da un lato l’Unione Europea promuove standard elevati in materia di legalità, sostenibilità e trasparenza per garantire un’economia più equa e moderna, dall’altro molte PMI rischiano, nel tentativo di rispettare questi requisiti, di deviare risorse e attenzione dallo sviluppo produttivo per concentrarsi sulla gestione dell’adempimento.

Di fronte a questo scenario emerge un paradosso: chi opera nella legalità, chi investe in innovazione, formazione e pratiche virtuose, spesso sostiene costi più alti rispetto a chi resta ai margini delle regole. Il “costo della legalità” – tra burocrazia, consulenze, requisiti normativi e tempi incerti – diventa un ostacolo competitivo che difficilmente trova compensazione in semplificazioni o agevolazioni concrete. Per invertire questo meccanismo è necessario rafforzare un sistema premiale che consenta alle società di accedere rapidamente a fondi, bandi, semplificazioni procedurali e opportunità, sul modello del Green Channel applicato in Danimarca. Un percorso preferenziale che faccia sentire le imprese tutelate e le avvicini alle istituzioni, diventando un volano per l’economia italiana e favorendo la nascita di un nuovo rapporto tra Stato e impresa, fondato su fiducia, trasparenza e rispetto reciproco.

In questo contesto si inserisce il primo disegno di legge annuale sulle PMI, ora all’esame del Parlamento. Un provvedimento che riconosce la centralità delle micro, piccole e medie imprese nell’economia italiana – che rappresentano il 99% delle aziende attive e garantiscono il 70% dell’occupazione privata – e che mira a semplificare la burocrazia, rendere più equo il sistema fiscale e rafforzare l’accesso al credito e alla transizione digitale. Affinché questa legge non resti solo un’intenzione sulla carta, è essenziale che valorizzi e supporti le PMI nel processo di crescita, facilitando l’accesso a competenze, tecnologie e infrastrutture digitali.

Le piccole e medie imprese rappresentano il cuore pulsante dell’economia italiana. Garantire loro sicurezza, semplificazione e sostegno significa costruire un sistema produttivo resiliente, in grado di competere a livello globale e valorizzare il vero motore dello sviluppo nazionale.

A cura di Claudia Bugno