

Il nuovo campus dell’Università Statale di Milano prende forma sotto una regia plurale e articolata, dove competenze pubbliche e know-how privato si intrecciano in una delle più avanzate operazioni edilizie del Paese. Tra i protagonisti, Renco S.p.A., una delle realtà industriali italiane più attive nel campo delle costruzioni civili e industriali, della progettazione integrata e della gestione di grandi commesse internazionali. Con sedi operative in oltre 20 Paesi e una consolidata esperienza nei settori dell’energia, delle infrastrutture e del real estate, l’azienda è protagonista di interventi ad alta complessità, spesso sviluppati secondo modelli innovativi di partenariato pubblico-privato.
In qualità di socio industriale della SPV Academo S.r.l., Renco coordina la progettazione esecutiva del Nuovo Campus MIND dell’Università Statale di Milano, affiancata da una rete di studi tra i più rilevanti del panorama nazionale, e sarà responsabile delle fasi di costruzione. Un ruolo che non si esaurisce nel cantiere, ma si traduce in una visione strategica sul futuro dell’edilizia pubblica, sulle potenzialità delle tecnologie digitali e sul valore civile della sostenibilità. A raccontarci le coordinate del progetto è Giovanni Gasparini, Presidente di Renco.
«Da oltre quarant’anni Renco è protagonista di grandi trasformazioni urbane e infrastrutturali, in Italia e nel mondo. Con il nuovo campus dell’Università Statale di Milano realizziamo un intervento che coniuga tecnologia, sostenibilità e funzione pubblica. Il campus della Statale è un esempio di come l’ingegneria possa rispondere alle sfide contemporanee. La nostra visione d’impresa si fonda su innovazione, sostenibilità e attenzione alle esigenze della comunità. Con questo progetto, abbiamo integrato tecnologie avanzate come il BIM 7D e il digital twin, sistemi che non solo monitorano l’avanzamento della costruzione, ma contribuiscono anche a creare uno spazio che unisce efficienza energetica, accessibilità e qualità della vita. L’ingegneria deve soddisfare le necessità funzionali, certo, ma anche contribuire al benessere delle persone e alla tutela dell’ambiente».
L’Italia è spesso associata al paradosso delle opere incompiute. «Nel caso del Nuovo Campus MIND, invece, l’integrazione tra BIM 7D e digital twin consente di monitorare e ottimizzare in tempo reale ogni fase costruttiva. Per rendere ordinario l’uso di strumenti come questi serve un cambiamento culturale che coinvolga l’intera filiera. È necessario investire in formazione continua, affinché i professionisti acquisiscano non solo competenze tecniche, ma anche consapevolezza dei vantaggi sistemici offerti da queste tecnologie. Parallelemente, è importante che le istituzioni – pubbliche e private – promuovano politiche di supporto e incentivi che ne facilitino l’adozione fin dalle prime fasi progettuali. Solo così potremo rendere queste soluzioni la norma e non l’eccezione».
Il campus prende forma grazie a un modello di governance ibrido, che vede il pubblico e il privato collaborare su un’opera civile ad alta complessità. «Ritengo che la collaborazione pubblico-privato sia oggi una delle leve più efficaci per sbloccare le grandi opere. Il modello di governance ibrido consente di coniugare la stabilità e la visione del settore pubblico con l’agilità operativa e la capacità di investimento del privato. Quando ben strutturato, questo approccio permette una gestione più efficiente delle risorse, una più rapida esecuzione e una migliore capacità di risposta alle esigenze della collettività».
«Nel dibattito pubblico la sostenibilità è spesso evocata in modo generico. Nei nostri progetti, invece, è una dimensione concreta, regolata da metriche, certificazioni e prestazioni. Costruire in modo sostenibile significa valutare l’intero ciclo di vita di un edificio, dalla progettazione alla gestione. In tutti i nostri progetti utilizziamo materiali eco-compatibili, impianti ad alta efficienza e sistemi di monitoraggio delle prestazioni ambientali. Ci affidiamo a certificazioni internazionali come LEED e BREEAM non solo per garantire standard elevati, ma anche per misurare in modo oggettivo l’impatto delle nostre scelte. La sostenibilità è un obiettivo concreto, non uno slogan».
Renco è tra i partner del progetto “Sette Idee per cambiare l’Italia”, promosso da L’Espresso. «Ci ha convinto l’idea di promuovere un confronto aperto tra mondi spesso distanti. Riteniamo che l’impresa debba contribuire attivamente allo sviluppo culturale e sociale del Paese. Il nostro contributo sarà quello di portare esempi concreti di innovazione e sostenibilità, mostrando come l’ingegneria e l’industria possano diventare strumenti di progresso collettivo».
Se dovesse condensare in una sola parola la prossima grande sfida dell’edilizia pubblica in Italia, quale sceglierebbe? «Innovazione. È la chiave per superare le inefficienze del passato, affrontare la sfida climatica, migliorare la qualità delle infrastrutture e garantire un uso più consapevole delle risorse pubbliche. Senza innovazione, non può esserci trasformazione».
A cura di Ruggiero Sondelli