Butto, no riciclo. L’eco va di moda

Si chiama “ecodesign” ed è il regolamento europeo, entrato in vigore il 18 luglio 2024, che prevede fra l’altro il divieto di distruzione per quanto riguarda i prodotti tessili invenduti a partire dal 19 giugno 2026. Il consumo di abiti e accessori è in costante aumento, complice la diffusione del fast fashion, e il tema del riciclo diventa sempre più impellente: secondo il rapporto Just Fashion Transition 2024 di Ambrosetti presentato all’ultimo Venice Sustainable Fashion Forum di Sistema Moda Italia, a fronte di 23 kg di prodotti tessili e calzature per abitante se ne raccolgono 2,7 kg. E le stime europee dicono che ne ricicliamo solo l’1 per cento.

Come trasformare quindi i rifiuti in risorse tessili? In Molise ci sta provando Antonio Alessandro Valerio che, nel 2019, ha acquisito la ex fabbrica ITTIERRE S.p.A. di Isernia e punta alla creazione di una filiera completa sul territorio. «Lavoriamo gli scarti delle aziende di moda per realizzare filati in poliestere riciclato che vengono a loro volta impiegati nella produzione di tessuti e imbottiture per capispalla, arredo e automotive», spiega Valerio che, in questa impresa, ha riassorbito qualche decina di operai rimasti senza lavoro. «Per ora il filato ottenuto ha un diametro piuttosto grosso ma contiamo di arrivare alla microfibra grazie anche a un nuovo impianto che sta per essere inaugurato».

Il ciclo virtuoso di lavorazione caratterizza anche una realtà come Cuoio di Toscana che festeggia i 40 anni ed è leader internazionale nella produzione di cuoio da suola con quote di mercato pari al 95 per cento in Italia e all’80 per cento in Europa. «Per noi la sostenibilità non rappresenta un trend bensì un principio fondante: si parte dalla concia in vasca al vegetale che può richiedere anche un mese per essere completata», sottolinea Antonio Quirici, presidente Cuoio di Toscana, che promuove fra gli altri CT Prize, iniziativa a sostegno di giovani creativi e progetti ecosostenibili. «Questo metodo naturale utilizza estratti di piante quali castagno, mimosa, quebracho per lavorare la pelle in maniera lenta e priva di metalli. I pellami provengono principalmente dal Nord Europa e sono sottoprodotti dell’industria alimentare».

Una tematica, quella della circolarità sostenibile, che sta a cuore anche ai grossi player della distribuzione e vendita al dettaglio e online. «In un contesto in cui i consumatori, soprattutto le nuove generazioni, scelgono brand responsabili e attenti alle questioni ambientali, guardiamo con attenzione a labels italiani e stranieri che coniugano estetica raffinata e solido impegno», racconta Luisa Panconesi, responsabile Sustainability di LuisaViaRoma, fra le realtà più importanti nel settore che commercializza oltre cinquecento marchi. «Nelle ultime stagioni, per fare qualche esempio, il sell-through relativo a Totême (brand svedese di abbigliamento e accessori donna, ndr) ha raggiunto il 75,2 per cento sul totale di quelli arrivati in magazzino mentre quello riguardante Ganni (marchio di prêt-à-porter danese che impiega bucce d’uva in alternativa alla pelle di origine animale, ndr) è stato pari al 78,5 per cento. Ma questa tendenza trova riscontro anche nell’evoluzione di piattaforme come Vestiaire Collective e Vinted nonché nell’introduzione di sezioni dedicate al second hand all’interno di siti e-commerce multimarca». In linea con questa visione, LuisaViaRoma ha inaugurato lo scorso settembre, contemporaneamente all’apertura dello store di New York, un corner dedicato per offrire ai clienti un’esperienza diretta e concreta di moda sostenibile.

E anche la prossima edizione di Pitti Uomo, la più importante fiera di moda maschile, in programma dal 17 al 20 giugno alla Fortezza da Basso di Firenze, che vede la partecipazione di 730 brand, ha come filo conduttore il mezzo di trasporto “verde” per eccellenza: la bicicletta. «Di stagione in stagione Pitti Uomo racconta le evoluzioni del concetto di sostenibilità attraverso le sue mille sfaccettature e applicazioni alla moda per lui e al lifestyle in generale: dall’approccio etico di filiera al vivere green. L’industria circolare invita all’impiego sistematico del post-consumo: spazio quindi alle pratiche di recupero di reti da pesca e plastiche abbandonate in mare, rifiuti organici e scarti tessili», sostiene Agostino Poletto, direttore generale Pitti Immagine. «In questa edizione numero 108 la bicicletta ci è sembrata una sintesi ideale per il tema dei nostri saloni estivi che è Pitti Bikes: imprimere la propria forza ai pedali, decidere un’andatura, essere padroni della propria traiettoria e in qualche modo sentirsi indissolubilmente uniti al mezzo scelto, come veicolo simbolico attraverso i vari mondi della moda, non più distanti, non più solo confinanti ma, in qualche modo, connessi. Celebrare l’innata eleganza della natura nel quotidiano, guardare alla bellezza del particolare, ai segreti di tecniche e materiali, alle storie evocate da mani sapienti. Sostenibilità è anche questo».

A cura di Antonia Matarrese