

Una nuova organizzazione caratterizza le aziende che rinnegano i verticismi e che impareremo a conoscere con un nuovo acronimo: Dao. Queste entità attraggono capitali, coordinano progetti e distribuiscono profitti senza passare per le forme societarie tradizionali, affidandosi a contratti intelligenti (smart contract) che eseguono automaticamente la volontà della comunità.
La loro forza si fonda su due promesse. Prima la trasparenza: ogni operazione resta incisa nella catena crittografica e può essere verificata da chiunque. Poi la partecipazione: di norma un gettone digitale, o token, vale un voto, così le decisioni non dipendono da un consiglio ristretto ma dall’assemblea globale dei possessori. Il risultato è un processo rapido: il software sostituisce verbali e timbri. MakerDao, per esempio, governa una moneta stabile garantita da miliardi di dollari senza un amministratore in carne e ossa. ConstitutionDao, nato in poche ore sui social, ha raccolto quaranta milioni di dollari per tentare di acquistare una rarissima copia della Costituzione statunitense: prova che una folla connessa può muovere ingenti capitali in tempi record (anche se alla fine l’asta l’ha vinta un miliardario).
Il rovescio della medaglia è altrettanto evidente. Finché il legislatore tace, una Dao che operi rischia di essere considerata società di fatto: se qualcosa va storto, chi partecipa alla governance potrebbe dover rispondere con il proprio patrimonio. L’anonimato tipico delle catene crittografiche complica i controlli antiriciclaggio, mentre la giurisdizione resta incerta perché i soci sono sparsi nel mondo. La democrazia diretta, poi, non elimina il rischio di concentrazione: chi acquista più gettoni può dominare l’agenda. E il codice può tradire: il maxi furto del 2016 ai danni di The Dao (un progetto di investimento decentralizzato) nacque da una falla nel contratto intelligente.
Eppure, c’è chi sta affermando una via italiana. Nel 2022 è stata costituita X20 Dao: all’esterno una società a responsabilità limitata, all’interno un organismo decentralizzato che delibera tramite gettoni registrati sulla blockchain. In questo modo i soci beneficiano della responsabilità limitata prevista dal nostro diritto e, al tempo stesso, sperimentano la gestione orizzontale e automatizzata. È la prova che anche a queste latitudini è possibile conciliare innovazione e certezza delle regole.
Altrove i legislatori si sono mossi con più decisione. Negli Usa, lo Stato del Wyoming ha creato la forma di Dao Llc, società a responsabilità limitata statunitense che riconosce la gestione affidata al contratto intelligente e tutela i membri non operativi dai debiti dell’ente. Singapore e Svizzera propongono modelli simili, mentre Bruxelles, con il regolamento MiCA, ha rimandato il problema a un futuro rapporto.
La questione è urgente. Se deleghiamo scelte industriali, finanziarie o persino vitali a un sistema automatico, dobbiamo stabilire in anticipo chi risponde dell’errore o dell’obbligazione. Le Dao sono un laboratorio prezioso: dimostrano come distribuire potere e incentivi in modo trasparente, ma mettono a nudo i limiti di un diritto pensato per aziende con sede fisica e rappresentante legale. Sta al legislatore definire regole capaci di proteggere investitori e cittadini senza soffocare l’innovazione.
A cura di Ernesto Belisario